Mail YouTube

L’attualità della Costituzione – evento del Centenario Don Milani

Mauro Innocenti, punto pace di Bologna

Il 9 marzo la Scuola di Pace di Monte Sole (il luogo dove nel 1944 avvenne la più grande strage nazista compiuta nell’Europa occidentale) ha ospitato uno degli eventi organizzati dal Comitato per il Centenario di Don Milani, dedicato a “L’attualità della Costituzione”, con relatori Rosy Bindi, presidente del Comitato, Silvana Sciarra e Ugo De Siervo, presidenti emeriti della Corte Costituzionale, Guido Formigoni, Alberto Melloni e Beniamino Deidda.

Monte Sole è stato scelto perché, in quanto teatro della strage in cui caddero partigiani, religiosi e moltissimi bambini, donne e anziani, è per Calamandrei uno dei luoghi “dove è nata la nostra costituzione”, ma anche perché è il luogo dove visse gli ultimi anni della sua vita don Giuseppe Dossetti, padre costituente autore dell’articolo 11 (“L’Italia ripudia la guerra…”) e poi monaco.

Nel suo saluto iniziale la sindaca di Marzabotto Valentina Cuppi ha piacevolmente sorpreso i due aderenti a Pax Christi presenti ricordando che proprio Pax Christi aveva organizzato dal 2008 al 2014 la “Route della Costituzione”, un percorso a piedi di quasi cento chilometri che univa Monte Sole a Barbiana e celebrava le figure di don Dossetti e di don Milani, due grandissimi uomini di Chiesa che vissero per il Vangelo e per la Costituzione, anticipando in qualche modo l’evento del Centenario di don Milani.

Dossetti e don Milani non si incontrarono mai di persona, ma don Milani seguì con grande interesse il percorso del prete Dossetti e avrebbe desiderato incontrarlo: fra i due, ha detto Guido Formigoni, ci fu notevole sintonia; ambedue, il parroco non compreso e anzi punito dal suo vescovo e il politico in rotta con i vertici del suo partito (la DC) furono degli sconfitti, che però alla fine hanno vinto.

Per Alberto Melloni è proprio il rifiuto – il ripudio – della guerra, e del fascismo, che unisce in particolare le storie del prete Milani e del politico e poi prete Dossetti: dalla partecipazione alla Resistenza all’articolo 11 della Costituzione, dalla decisa contrarietà all’adesione dell’Italia al Patto Atlantico alla grande preoccupazione per la guerra di religione che la Guerra del Golfo avrebbe potuto innescare (come ha effettivamente innescato), Dossetti fu sempre un grandissimo uomo di pace, così come don Milani, con le sue Lettere ai cappellani militari e ai giudici, fu fra i più grandi e lucidi critici dell’ammissibilità della guerra (“non esiste più la guerra giusta”), anche se non si trova in don Milani, prima delle Lettere, una particolare attenzione all’articolo 11 della Costituzione e ai nuovi avanzati insegnamenti sulla coscienza – e quindi sull’obiezione di coscienza -contenuti nella Pacem in Terris e nelle dichiarazioni conciliari.

Il tema del valore dell’obiezione di coscienza è stato in particolare illustrato da Beniamino Deidda: fu l’ordine del giorno votato dai cappellani militari dell’11 febbraio 1965 che fece nascere la “Lettera ai cappellani militari” e poi, a seguito della denuncia e del processo, la “Lettera ai giudici”, lettere unite nell’assoluto capolavoro “L’obbedienza non è più una virtù”, vero testamento morale di don Milani, che è stato ed è fra i più importanti riferimenti per generazioni di credenti e non credenti che si oppongono a tutte le guerre. L’obbedienza non era peraltro una virtù neanche per i preti incompresi e mal sopportati dal loro vescovo, che dovevano anzitutto obbedire alla loro coscienza e non a tutti gli ordini dei loro superiori (peraltro don Milani, osservando che “il vescovo non riesce a trovare in me nessuna piccola disobbedienza”, affermò sempre “io non rinuncio ai sacramenti per le mie idee”).

Per don Milani le buone leggi devono rispondere alla legge morale e devono corrispondere ai valori introdotti dalla Costituzione: il riconoscimento dell’obiezione di coscienza era allora dovuto perché ogni cittadino doveva poter seguire l’imperativo della sua coscienza: gli obiettori incarcerati negli anni della Lettera ai cappellani e della Lettera ai giudici, accusati di viltà dai cappellani militari, stavano pagando di persona e testimoniavano la volontà di avere una legge migliore, una legge che si avvicinasse alla legge di Dio.

A conclusione del convegno Rosy Bindi, ha affermato che, in questo anno che celebra il centenario di don Milani, è tornata l’urgenza di difendere la Costituzione – che per don Milani “non è una legge qualsiasi. È quella che il Cristo attendeva da noi da secoli” -, perché non ne sia stravolto l’impianto introducendo il premierato e l’autonomia differenziata: se opportuno, la Costituzione può essere modificata con piccoli interventi puntuali, ma il suo impianto non deve cambiare; non sono infatti immodificabili i soli principi fondamentali, ma anche tutti gli altri articoli devono aderire e mantenere una piena coerenza con i primi dodici articoli: l’eventuale riformulazione non deve quindi mai rappresentare uno stravolgimento di quei principi. Fra i principi intangibili vi è in particolare l’unità del Paese, che l’autonomia differenziata finirebbe inevitabilmente col minare.

Per Bindi oggi è quindi il tempo di tornare a promuovere Comitati per la Costituzione, sull’esempio dei Comitati Dossetti di trent’anni fa: un impegno urgente e doveroso per tutti coloro che si riconoscono e si nutrono degli insegnamenti di don Milani e Dossetti.