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PellegriViaggio in Palestina/5

Deserto di Giuda. Di Annarita Cenacchi e Mauro Innocenti

A circa mezz’ora di auto da Gerusalemme, nel Deserto di Giuda, ci sono decine di villaggi abitati da beduini che le autorità di Israele mal sopportano e vorrebbero spostare perché si trovano nell’area C, sottoposta al pieno controllo militare israeliano.

Nell’area C vige una regolamentazione estremamente rigida che non permette di realizzare neppure semplici strutture che possano consentire di migliorare minimamente le condizioni di vita dei beduini, offrendo servizi di base come può essere ad esempio, una scuola.

Anche la “Scuola di gomme” del villaggio di Khan al-Ahmar, costruita dall’ONG italiana “Vento di terra” utilizzando vecchi copertoni e terra, che dal 2009 consente a decine di bambini di frequentare le elementari vicino a casa, senza dover affrontare ogni giorno un pericoloso percorso lungo una strada molto trafficata, è stata a lungo minacciata di demolizione.

La Scuola di gomme si è però infine salvata – anche grazie alla grande campagna mediatica che ha risuonato in mezzo mondo – a seguito dell’esito favorevole di un ricorso presentato alla Corte Suprema israeliana.

Proprio nel villaggio di Khan al-Ahmar si è recato un gruppo di pellegrini guidato da Jeremy Milgrom, uno dei fondatori dell’associazione “Rabbini per i diritti umani”, che, insieme con le Suore comboniane di Betania, ha scelto di stare accanto e di sostenere la resistenza nonviolenta dei beduini del Deserto di Giuda contro le politiche di apartheid del Governo israeliano.

La realtà dei beduini palestinesi, sottoposti a forti pressioni perché si trasferiscano verso aree non appetite dalla speculazione edilizia che vuole estendere gli insediamenti israeliani – che in molti casi sono vere e proprie città,  come Ma’ale Adummim che dista solo pochi chilometri da Khan al-Ahmar -, ricordano una storia che tutti conoscono: quella dei pellerossa spinti progressivamente in territori sempre più ristretti e infine rinchiusi nelle riserve; una storia di centocinquanta e più anni fa che nella Palestina occupata dai soldati israeliani si ripete, come se il tempo non fosse mai passato.

La differenza è solo il territorio dove sono i villaggi: invece delle “grandi praterie” dei pellerossa un deserto, che in realtà sono proprio i beduini a far “fiorire” riuscendo a produrre ottimo latte: è infatti troppo facile, perfino banale, far fiorire il deserto, come fanno i coloni ebrei poco lontano, portando sulle colline l’acqua rubata ai Palestinesi!

Con quel latte i beduini di Khan al-Ahmar producono yogurt e formaggi che alcuni “buoni coloni’ dei vicini insediamenti apprezzano molto, tanto da aver raccolto fondi per un progetto di commercializzazione: il rabbino Jeremy Milgrom ha particolarmente tenuto perché conoscessimo questo villaggio, dove si vedono segni di speranza, segni che aiutano a coltivare sogni di Pace.