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L’Ucraina, la Nato e la Russia

Soldati in assetto di guerra e carri armati sono stati schierati dalla Svezia, partner della NATO, su Gotland, una sua isola nel Mar Baltico, per «difenderla da un possibile sbarco russo». Lettonia, Lituania ed Estonia, membri della NATO, sono in stato di allerta contro la «minaccia russa». Dopo aver travolto le tre repubbliche baltiche – spiegano gli strateghi occidentali – le forze corazzate russe le taglierebbero fuori dall’Unione Europea e dalla NATO, penetrando in Europa. Contro questa minaccia inventata, la NATO ha schierato nel Baltico e in Polonia quattro battaglioni multinazionali. A quello in Lettonia partecipa l’Italia, con soldati e mezzi corazzati. L’Italia partecipa inoltre alle operazioni di «polizia aerea» da basi in Lituania ed Estonia, e ha usato per prima caccia F-35 per intercettare aerei russi nel corridoio aereo internazionale sul Baltico.

L’Ucraina, partner ma di fatto già membro della NATO, ha il ruolo di primo attore quale «paese aggredito». Come pretesto dell’invasione – comunica la Casa Bianca in base a uno scenario hollywoodiano costruito dalla CIA – «agenti russi, infiltrati in Ucraina orientale, sono pronti a sanguinosi attentati contro gli abitanti russi del Donbass, attribuendone la responsabilità a Kiev».

Gli Stati Uniti annunciano che «una vittoria russa in Ucraina sarebbe seguita da una sanguinosa insurrezione simile a quella che costrinse l’Unione Sovietica a ritirarsi dall’Afghanistan» e che «la CIA (segretamente) e il Pentagono (apertamente) la sosterrebbero». Quale sia il disegno strategico di Washington è evidente: far precipitare la crisi ucraina, volutamente provocata nel 2014, per costringere la Russia a intervenire militarmente in difesa dei russi del Donbass, finendo in una situazione analoga a quella afghana in cui si impantanò l’URSS. Un Afghanistan dentro l’Europa, che provocherebbe uno stato di crisi permanente, a tutto vantaggio degli USA che rafforzerebbero la loro influenza e presenza nella regione.