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Assemblea Nazionale – Ernesto Balducci

Salvatore Leopizzi

La recente assemblea annuale di Pax Christi ha dedicato la prima mattinata dei suoi lavori alla memoria attualizzata di padre Ernesto Balducci , uomo di pace profetico ed esigente nel perseguire la sua scelta di vita spesa per un mondo giusto e nonviolento. Lo hanno ricordato la professoressa Bruna Bocchini Camaiati, già docente di storia del Cristianesimo a Firenze, don Andrea Bigalli che lo ha conosciuto e ne ha saputo documentare l’originalità del suo pensiero teologico orientato alla pace e Salvatore Leopizzi, sacerdote pugliese che visse e studiò presso la badia fiesolana in casa di padre Ernesto per due anni. Ospitiamo la sua testimonianza sulla figura di Balducci; un articolo più esteso sarà pubblicato dallo stesso autore sul prossimo numero della nostra rivista mensile Mosaico di Pace

Sono trascorsi ormai trent’anni anni da quando un incidente stradale ha spento per sempre la voce e la vita di padre Ernesto Balducci ma non ha spento certamente la scia profetica del suo pensiero e l’incalzante attualità della sua testimonianza.

La sopravvivenza della specie umana – è ancora il richiamo di padre Balducci, ripetuto oggi insistentemente anche da papa Francesco – sarà possibile solo a partire da una consapevolezza planetaria che stabilisca un nuovo patto di ecologia integrale, ovvero di fraternità universale e di comunione creaturale tra tutti gli esseri viventi.

Nato nel 1922 a Santa Fiora sulle pendici del Monte Amiata da una famiglia di minatori, prosegue gli studi in diversi collegi toscani entrando a far parte degli Scolopi.

Nella Firenze degli anni ’50 si inserisce attivamente nel clima del fermento culturale e del rinnovamento ecclesiale che coinvolge personalità di spicco come Giorgio La Pira, il cardinale Elia Dalla Costa, Don Lorenzo Milani, padre David Turoldo.

Partecipa ai convegni per “La Pace e la Civiltà Cristiana” voluti da La Pira tra il ’52 e il ’56, dà vita a un centro di impegno caritativo e spirituale, Il Cenacolo, e nel ’58 fonda la rivista Testimonianze.

Negli anni del Concilio Vaticano II viene “esiliato” – a suo dire, provvidenzialmente – a Roma e ciò gli consente di conoscere direttamente gli esponenti più autorevoli di quella che si stava delineando come una nuova primavera della Chiesa.

Nel ’66 tornerà a Firenze, nella comunità scolopica della Badia Fiesolana dove rimarrà definitivamente.

Nel frattempo subisce un processo (come toccherà poi a don Milani) per apologia di reato avendo difeso il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare e per aver criticato pubblicamente la condanna del primo obiettore cattolico Giuseppe Gozzini.

Le sue posizioni critiche nei riguardi delle Istituzioni ecclesiastiche per le mancate riforme nella direzione indicata dal Concilio, gli procurarono sospelnelle gerarchie e ostilità negli ambienti conservatori, integralisti e tradizionalisti.

Conferenziere brillante, scrittore arguto e originale, vuole trovare e indicare, in un dialogo sempre aperto con tutti – con i cosiddetti lontani o diversamente credenti – , percorsi e linguaggi adeguatoi per saldare la fede con la vita  e incarnare il messaggio del Vangelo nei processi storici della transizione epocale in atto.

Sostiene che la globalizzazione comporta inesorabilmente la dissoluzione delle tribù della terra e lo sfaldamento  dei pilastri su cui si era consolidata da una parte la visione teocratica del potere e dall’altra la civiltà etnocentrica dell’Occidente.

Nel suo scritto “L‘uomo planetario” e nel ciclo di convegni organizzati negli anni Ottanta da Testimonianze sul tema “Se vuoi la pace prepara la pace”  espone la tesi profetica, ben argomentata dal punto di vista antropologico e storico/scientifico, secondo la quale oggi l’unico realismo possibile è il realismo dell’utopia.

Con un gruppo di amici intellettuali che lo sostengono, fonda nel 1986 le Edizioni Cultura della Pace le cui pubblicazioni diventano nel tempo una preziosa miniera enciclopedica sui temi della nonviolenza e della pace.

Solo la scelta globale della nonviolenza e dell’abolizione della guerra, sostiene con forza padre Ernesto, potrà garantire nella nostra era atomica un destino comune di sopravvivenza per tutto il genere umano.

E aveva fiducia che ciò potesse finalmente accadere facendo leva da una parte sull’universale istinto di sopravvivenza e dall’altra attingendo a quel principio-Speranza innestato nelle radici vitali della sua fede pasquale.

I suoi ultimi anni sono segnati da una partecipazione instancabile e sofferta a tantissime iniziative contro i conflitti armati, in particolare contro la guerra del Golfo Persico.

Nei suoi interventi pubblici per la pace continuava a denunciare le complicità  delle alleanze politico-militari dell’Occidente interessate più ai loro profitti e agli giochi di potere che ai diritti dei poveri e dei popoli.

Il ricordo di Ernesto Balducci a cento anni dalla sua nascita diventa oggi una spina nel fianco che alimenta i nostri sogni diurni contro la guerra e richiama le nostre responsabilità a servizio della Pace.