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Pax Christi e Mykolaiv

Filippo Severino

Una piccola delegazione di Pax Christi Italia, composta dal presidente don Giovanni Ricchiuti, dal giornalista Riccardo Michelucci e dal sottoscritto, ha partecipato tra il 30 settembre e il 1° ottobre alla Carovana di Stopthewarnow nel sud dell’Ucraina, a Odessa e Mykolaiv, dove quotidianamente ci sono attacchi missilistici russi. Essere presenti nei luoghi del conflitto ci ha fatto verificare nel concreto l’assurdità e l’immoralità della guerra, di ogni guerra. Gli edifici distrutti, le scuole colpite e l’anno scolastico da portare avanti via web, l’interruzione delle normali attività quotidiane, l’impoverimento della popolazione sempre più bisognosa di beni di prima necessità, la mancanza di acqua potabile nelle case, oltre che il crescente numero delle vittime, sono i frutti di una tragedia che sempre andrebbe evitata. Incontrare difficoltà e sofferenze del contesto bellico ci ha, perciò, rafforzati nella convinzione che, in un mondo civile, ogni contenzioso andrebbe affrontato con modalità diverse dal ricorso alle armi e che la comunità internazionale, piuttosto che gettare benzina sul fuoco, dovrebbe attuare un efficace ruolo di mediazione pacificatrice. Essere presenti nei luoghi del conflitto, tuttavia, ci ha anche fatto verificare il valore della solidarietà e dell’incontro. Con la sua terza Carovana, Stopthewarnow ha portato dieci furgoni di aiuti umanitari e, grazie alla raccolta fondi, è stato già realizzato un primo desalinatore per la distribuzione di acqua potabile. Ma soprattutto abbiamo constatato l’apprezzamento, da parte di quanti incontrati a Mykolaiv, per aver portato di persona quegli aiuti, l’aver espresso una vicinanza e una cura che sono premesse per ogni impegno di pace e di nonviolenza. Tra le tante immagini che conservo nel ricordo ne scelgo due. Sono ai margini degli eventi di guerra, ma bene esprimono l’impegno per la pace nella concretezza del vissuto. La prima è quella relativa alla sistemazione degli aiuti umanitari portati al Centro di accoglienza che ne cura la distribuzione. La catena umana che abbiamo formato e che, passando di braccia in braccia gli scatoloni, ha in breve portato a termine un lavoro altrimenti impegnativo e faticoso, mi è apparsa come l’immagine plastica del valore della cooperazione . Così sia anche per la pace. Essa sarà il frutto dei tanti artigiani che insieme pongono mano alla sua costruzione. La seconda immagine riguarda un piccolo episodio di ecumenismo di fatto. Nei pressi della loro scuola colpita da una bomba a grappolo, fortunatamente senza danni alle persone, due maestre di fede ortodossa hanno chiesto la benedizione al nostro presidente, vescovo cattolico. Il riconoscimento di una comune umanità ci conduca ad una spiritualità rispettosa e solidale che, senza mortificare le differenze, sia più alta di ogni divisione ideologica o religiosa.