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21 maggio 2023, PerugiAssisi – L’UNICA VITTORIA E’ LA PACE

Mentre pare proprio che l’Unione Europea abbia abbracciato il Pensiero Unico Belicista, affidando ” chiavi in mano” alla NATO la propria politica estera c’è chi, ostinatamente, continua a sostenere un’altra narrazione.

Riportiamo, in occasione della Marcia PerugiAssisi del 21 maggio 2023, due interventi (di don Giovanni Ricchiuti, presidente nazionale di Pax Christi e di Flavio Lotti, coordinatore della PerugiAssisi) che, a nostro avviso, meritano di essere conosciuti e rilanciati.

Il paese sta affondando e noi finanziamo una guerra

(da ” il Manifesto” 2023, Luca Kocci )

https://ilmanifesto.it/monsignor-ricchiuti-il-paese-sta-affondando-e-noi-finanziamo-una-guerra

GUERRE E PACE. Intervista al vescovo di Altamura e presidente di Pax Christi: «Oggi in cammino con la PerugiAssisi. Ora con gli F-16 si imbocca una strada senza uscita». E il Vaticano conferma: Francesco ha affidato al cardinale Zuppi l’incarico di una missione di pace.
Il messaggio di papa Francesco ai leader del G7 riuniti a Hiroshima era chiaro: le armi «rappresentano un moltiplicatore di rischio che dà solo un’illusione di pace». La risposta arrivata dai sette grandi altrettanto chiara: nuovi aiuti militari a Kiev, fra cui i caccia F-16.

Cosa che ha fatto dichiarare al presidente ucraino Zelensky su Twitter: «Sicurezza e cooperazione rafforzata per la nostra vittoria. La pace diventa più vicina oggi». E, sul fronte russo, al vice ministro degli Esteri, Grushko: «Rischi colossali» per i Paesi occidentali se forniranno a Kiev gli F-16.

Insomma l’escalation è evidente. Contrariamente agli auspici del pontefice che, nella lettera inviata al vescovo di Hiroshima, monsignor Shirahama, si augura che il vertice del G7 «dia prova di una visione lungimirante nel gettare le fondamenta per una pace duratura».

Proprio Hiroshima «proclama con forza l’inadeguatezza delle armi nucleari per rispondere in modo efficace alle grandi minacce odierne alla pace», aggiunge Bergoglio, «né dobbiamo sottovalutare gli effetti del persistente clima di paura e sospetto generato dal mero possesso delle stesse».

Intanto va avanti – nonostante le chiusure di Kiev e Mosca – la «missione di pace» della Santa sede di cui si parla da quando il papa è tornato da Budapest.

Tempi e modalità sono ancora «allo studio», ma il direttore della sala stampa vaticana ieri sera ha confermato che Bergoglio ha affidato al cardinale Zuppi «l’incarico di condurre una missione, in accordo con la Segreteria di Stato, che contribuisca ad allentare le tensioni nel conflitto in Ucraina, nella speranza che questo possa avviare percorsi di pace».

E non è da escludere che, data la storia del presidente della CEI, vi possa essere anche la partecipazione della Comunità di Sant’Egidio, protagonista di mediazioni in conflitti in Africa e America latina. Ha smentito invece qualsiasi coinvolgimento l’altro inviato del papa, monsignor Gugerotti, prefetto del dicastero vaticano per le Chiese orientali, il cui nome era circolato nei giorni scorsi.

Di tutto questo abbiamo parlato con monsignor Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura e presidente nazionale di Pax Christi, che insieme agli altri presidenti delle sezioni europee del movimento ha scritto al premier giapponese – padrone di casa del vertice del G7 – per invitare i leader a uno sforzo di pace.

Cosa pensa del via libera agli F-16 a Kiev?

Penso che la strada della ragionevolezza della pace venga abbandonata ancora una volta. E che a sessanta anni dalla Pacem in terris si sia di nuovo scelto quell’“alienum est a ratione”, come Giovanni XXIII definiva la guerra, piuttosto che le ragioni della pace. Mi chiedo chi rappresentino quei capi di Stato e di governo: sicuramente non i popoli e le persone che chiedono pace. Credo che siano stati eletti per costruire la convivenza pacifica, non per fare la guerra.

Del resto né Mosca che ha invaso l’Ucraina né Kiev che è stata aggredita vogliono sapere di negoziati…

E il discorso vale anche per Putin e Zelensky: chissà se amano davvero i propri popoli, dal momento che continuano a sottoporli a

Con gli F-16 inizia una nuova fase della guerra?

È un segnale molto preoccupante. Non sono un esperto di geopolitica, ma mi pare che ci si stia incamminando lungo una strada senza uscita e che, se non si riesce a mettere i contendenti attorno a un tavolo per discutere e trattare, si avvereranno le previsioni di chi dice che la guerra sarà ancora lunga e si andrà verso una escalation. La pace non scaturisce mai dalla guerra. E se anche arrivasse, non è una pace vera, ma una pace armata. Cioè una contraddizione.

A proposito di contraddizioni: non le sembra che la parola vittoria abbia ormai sostituito il termine pace?

È così. E noi italiani dovremmo sapere bene cosa è stata la nostra «vittoria» alla fine della prima guerra mondiale: centinaia di migliaia di morti, un’inutile strage, come disse Benedetto XV. Ma con questa logica, con la logica della vittoria, la pace non vincerà mai, anzi l’umanità si suiciderà in nome della vittoria.

Domani inizia l’assemblea generale della Cei, il cardinale Zuppi è stato incaricato dal papa di provare una mediazione. Il tentativo riuscirà?

Me lo auguro. Ci siamo incontrati un mese fa qui in Puglia per il trentesimo anniversario della morte di don Tonino Bello, un profeta di pace. Sarebbe importante almeno un cessate il fuoco, perché se le bombe smettono di cadere forse si può iniziare a parlare.

Oggi c’è la marcia Perugia-Assisi, Pax Christi ci sarà?

Ci sarà. Nella consapevolezza che queste manifestazioni non sono risolutive, ma sono indispensabili per ricordare che, nonostante quasi tutti i mezzi di informazioni parlino solo di guerra, la maggioranza delle persone chiede e vuole la pace. In questi giorni il Paese affonda e noi finanziamo una guerra: è assurdo.

” Cammino per la pace perché sta vincendo soltanto la guerra MARCIA PERUGIA-ASSISI”

(da ” il Manifesto” 21 maggio 2023, Flavio Lotti, coordinatore Marcia Perugia-Assisi)

https://ilmanifesto.it/cammino-per-la-pace-perche-sta-vincendo-soltanto-la-guerra/r/EoGOkfLCBvkvMhBgUBDlF

” Cammino per la pace perché sta vincendo soltanto la guerra MARCIA PERUGIA-ASSISI”

Il movimento per la pace non è un movimento di coscienza ma una forza politica «che assume come principio e come fondamento del proprio essere storico una analisi realistica delle condizioni in cui siamo» È la terza Marcia PerugiAssisi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. L’ottava dallo scoppio della guerra nel 2014. A che serve continuare a camminare per la pace? La guerra sta vincendo. Non i russi, non gli ucraini, non gli strateghi della Nato.

L’unico vincitore è la guerra che sta dilagando e si sta prendendo ogni cosa. Le vite umane, le città, i territori, i soldi, la politica, le menti. Chi si ostina a dire che vuole vincere la guerra non si sta rendendo conto che sta succedendo esattamente il contrario. Prima di ucciderti fisicamente, la guerra ti cattura e ti trasforma, arruolandoti nelle sue schiere.

Così i prigionieri «inconsapevoli» della guerra finiscono per diventare i fautori e i propagandisti dell’«inutile strage». Non è bello riconoscerlo perché alimenta il turbamento e lo scoraggiamento.

Ma, come ci ha insegnato p. Ernesto Balducci, grande maestro dimenticato del movimento per la pace, «prendere atto del reale, senza inutili agitazioni idealistiche, è il primo irrinunciabile passo da compiere sulla strada della costruzione della pace».

Siamo entrati nel tempo in cui la natura ci sta facendo pagare il conto di tutti gli abusi che le abbiamo inferto, la competizione selvaggia e la volontà di potenza ci stanno portando alla terza guerra mondiale, l’intelligenza artificiale sta aprendo prospettive manipolatorie da incubo e la possibilità dell’estinzione simultanea della specie umana è diventata concreta possibilità reale.

Ed è proprio la presa di coscienza della precarietà della specie umana, della sua fragilità e della sua indivisibilità che deve guidare l’azione del movimento delle donne, degli uomini e delle istituzioni che vogliono la pace.

Altro che anime belle! Il movimento per la pace non è un movimento di coscienza ma una forza politica «che assume come principio e come fondamento del proprio essere storico una analisi realistica delle condizioni in cui siamo».

OGNI VOLTA che, come oggi sui passi di Aldo Capitini, San Francesco e don Milani, gridiamo il nostro NO alla guerra e alle armi, noi non siamo servi né di Putin né di nessuno. «Siamo semplicemente i portavoce del genere umano, del passato, del presente e del futuro». Non è necessario condividere una visione coscienziale della vita: è sufficiente condividere una visione realistica della realtà e della politica.

E’ questa consapevolezza che ci ha convinto, un anno fa, a progettare questa nuova Marcia PerugiAssisi della pace e della fraternità.

Lo abbiamo fatto pensando alle giovani generazioni e al loro bisogno di crescere e di vivere con dignità in una realtà così complessa. Lo abbiamo fatto pensando alla scuola e alle università, agli insegnanti e a tutti coloro che si stanno prendendo «cura delle giovani generazioni».

Per affrontare tutte le grandi sfide che incombono abbiamo bisogno della loro energia, della loro creatività e del loro coraggio. Noi, forse, ci possiamo mettere un po’ di conoscenze ed esperienze ma non abbiamo nessuna possibilità di farcela senza di loro. Per questo dobbiamo cominciare ad investire seriamente sui giovani e sulla loro formazione.

Il mondo, le nostre comunità, le nostre città, il nostro paese, l’Europa hanno sempre più urgente bisogno di giovani donne e uomini architetti e artigiani, amanti e costruttori di pace.

I facitori della guerra cercano ragazzi manipolabili da arruolare negli eserciti. Noi, al contrario, sappiamo che per affrontare il cambiamento servono cittadini migliori, capaci di riconoscere e resistere alle violenze e alle guerre dilaganti.

Giovani generativi, cioè impegnati ad affrontare le sfide contemporanee con passione e creatività. Giovani che scelgono di cooperare invece di competere. Giovani immersi nella realtà, ma anche capaci di sognare e desiderare una vita migliore. Giovani che si prendono cura della loro vita insieme a quella degli altri e del pianeta. Giovani competenti, preparati a trasformare un futuro incerto, denso di insidie complesse, in rapido cambiamento.

Ecco a cosa serve continuare a camminare oggi per la pace: ad innalzare gli argini che ci devono proteggere dall’alluvione della guerra, a sostenere chi, come Papa Francesco, continua a tessere la tela della pace, ma anche a dare ai nostri giovani la possibilità di esprimere il proprio valore, di agire in prima persona, di sentirsi parte di un cambiamento possibile, di diventare «trasformatori del mondo».