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Punto pace di Cecina: Venerabile Antonio Bello profeta di pace sui crinali della storia

Pio Castagna

Il 21 maggio scorso il gruppo di Cecina, in collaborazione con la Parrocchia dove si è ospitati, ha promosso una iniziativa commemorativa della figura di d. T. Bello, nel 31° anniversario dalla sua dipartita, dal titolo “Venerabile Antonio Bello profeta di pace sui crinali della storia” con la partecipazione di Gianni Novello di P.X. Italia alla presenza di una cinquantina di persone. Il motivo che ha spinto il gruppo ad organizzare questo evento, è da ricercarsi nell’enfasi con cui si evoca d. Tonino all’indomani dell’avvio del processo di canonizzazione. Ora molti parlano di questa profetica e nel contempo scomoda figura, persino i suoi detrattori che in vita ne ha tenuti tanti. Il relatore nella sua prolusione ha affermato che d. Tonino è stato presidente di P.X. dal 1984 al 1993 in un periodo coincidente con la deterrenza nucleare, quando allora come adesso i pericoli per una possibile guerra nucleare erano incombenti. La venerabilità di d. Tonino non deve indurci a quella sacra adorazione che la cosa può comportare. Se d. Tonino è considerato un santino o anche perché troppo bravo, da ammirare per le sue scelte, ma che non tocca la vita di ciascuno, allora anche questa semplice evocazione ce lo può allontanare, interdicendo il sentirsi contagiati dalla sua figura e dalle sue scelte. A grandi linee il relatore ha tratteggiato spezzoni della sua vita evocativi del suo modo di essere stato. Lo si ricorda per l’accoglienza in episcopio degli sfrattati, per la solidarietà espressa agli operai licenziati che occuparono i binari della stazione di Molfetta, per la presenza davanti all’aeroporto militare di Gioia del Colle per testimoniare il suo dissenso all’ostentazione militare nei confronti de sud del mondo con i cacciabombardieri F 16 di stanza in quell’aeroporto, per l’ingresso a Sarajevo sotto le bombe dei belligeranti dove ebbe a proclamare che laddove l’ONU non era stata messa in grado di operare, arrivava invece l’ONU dei poveri che in quel momento voleva attestare l’efficacia di un’azione del genere. Nella seconda parte della sua disamina Gianni N. s’è soffermato sulle priorità dell’impegno per la pace di d. T. Bello ed in ordine di elencazione ha citato la povertà non disgiunta dalla giustizia. A tal proposito è diventata celebre una sua frase che facilmente ripeteva e cioè che bisogna dare pane a chi ha fame, ma nel contempo bisogna dare fame a chi ha pane, per dire che non ci si può esimere dal fare la carità congiuntamente con il chiedersi i motivi per cui si ha tanto, può darsi perché a qualcuno è stato sottratto ciò di cui ha bisogno. Infine d. Tonino è stato un testimone della carità che deve essere politica nella misura in cui alleviare con il cuore chi è nella sofferenza, non deve disgiungersi dall’uso del cervello, per conoscere i meccanismi che causano la povertà.

A questa evocazione sono seguite tante domande, ma anche tante impressioni, a testimoniare che d. Tonino con il suo messaggio, rimane una figura attuale da cui attingere, per essere costruttori di pace sui crinali della storia.