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Editoriale n°XVIII – Intervista a don Renato Sacco

“Bruci i bastoni dell’aguzzino e la tua pace vinca in questo nostro mondo” 

 

Ciao Don Renato, 

 

dalla redazione di Verba Volant vorremmo porti alcune domande per chiarire alcuni aspetti della contestata campagna Stop F35 che Pax Christi porta avanti da tempo e che è recentemente salita agli onori della cronaca nazionale. Vorremmo farlo però alla maniera con cui il movimento ci ha abituati, contaminando l’attualità con il passato, lo studio e la profezia, l’uomo e la parola.

 

Per farlo dunque partiamo da una preghiera che il nostro pontefice ha recitato durante l’omelia della messa di Natale scorso.

 

Le parole recitano esattamente cosi:

 

 

 

Dimostra la Tua potenza, o Dio.

 

In questo nostro tempo, in questo nostro mondo, fa’ che i bastoni dell’aguzzino,

 

i mantelli intrisi di sangue e

 

gli stivali rimbombanti dei soldati vengano bruciati,

 

così che la Tua pace vinca in questo nostro mondo.

 

 

 

A te che hai seguito sin dal principio l’evolversi della commessa e l’istituzione della campagna di vorremmo chiederti di dirci alcune parole circa l’origine di tutto ciò, perchè i nostri lettori, anche i più distratti, possano farsi una idea di cosa c’è dietro e quali sono stati i moti che hanno portato a questo a partire dal recente comunicato del nostro presidente.

 

 

 

Abbiamo avuto le prime notizie certe di questo progetto nel luglio 2006. Io abito nella zona di Novara, vicino a Cameri dove dovrebbero essere assemblati questi nuovi cacciabombardieri F35. Abbiamo iniziato a riflettere, a cercare di capire l’impatto sul territorio, per quel poco che si sapeva. Poi ci siamo confrontati con altri, più esperti. Circa 5 anni fa, nel gennaio 2007 è uscito un comunicato firmato dall’allora Presidente di Pax Christi, mons. Valentinetti e dal Vescovo di Alessandria, mons. Charrier, responsabile della Pastorale sociale Piemontese. In sintesi il breve testo invita ad un ‘ripensamento’. Da allora è continuato un lavoro di contro- informazione, in collaborazione con la Rete Italiano per il Disarmo e con molti esperti. Sono usciti numerosi articoli su Mosaico. È partita una campagna a livello nazionale” No F35”, con raccolta di firme, promossa anche da Pax Christi. E da qualche settimana il problema F35 ha avuto attenzione anche sui mass media nazionali. Per questo è stato importante l’ultimo intervento di Mons. Giudici e tutte le sue varie interviste. La nostra rivista Mosaico, in distribuzione in questi giorni, ha dedicato la copertina e l’editoriale (‘Non è mai troppo tardi’) a questo progetto F35.

 

Quali azioni efficaci e non sono state promosse e quali sono gli obiettivi della campagna. Quali le prospettive e quali le richieste.

 

La richiesta è semplice: uscire dal programma F35, Non tanto ridurre il numero, ecc. Ma uscire. Fermarsi! Perché noi siamo chiamati a richiamare la novità dell’annuncio cristiano. A sognare… cieli nuove e terre nuove. A credere possibile il sogno di Isaia, in cui le armi diventano aratri…

 

Per raggiungere questo è importante far pressione su chi deve decidere. Informarsi e far circolare in ogni modo le informazioni, con convegni, incontri, volantini, appelli, interviste. Non bisogna rassegnarsi. Io ho avuto anche l’occasione di essere invitato, nel dicembre 2010, all’interno dell’aeroporto di Cameri. Con i generali e colonnelli che ci spiegavano tutto su questo nuovo aereo. Questo invito è derivato in seguito a un convegno a Roma, in cui erano presenti molti responsabili del progetto. E così c’è stata l’occasione per avere ulteriori informazioni (ad es. i posti di lavoro: al massimo 2.000) e di far circolare queste informazioni, anche per dire che spesso i politici, compreso l’attuale ministro della Difesa, dicono cose non proprio esatte, ad es. continuano a sbandierare i 10.000 posi di lavoro! Anche loro sanno che non è così, eppure…

 

Torniamo un momento alle parole del papa. Durante l’omelia della messa di Natale il papa ha citato il profeta Isaia riferendosi al bastone dell’aguzzino.

 

Come secondo te questo bastone diventa lo strumento del nostro tempo che definisce lo scenario di “guerra permanente” di cui si parla a livello di organismi economico-militari?

 

 

Ma, in poche parole direi che la nostra è sempre più un’economia armata. Chi decide non sono i politici, ma le lobby delle armi. E poiché l’investimento per le armi è molto alto, è fondamentale avere degli sbocchi di mercato, che in altre parole vuol dire nuove guerre, per piazzare le armi che fanno girare il mercato. Non è un caso che molte ami vengono vendute ai paesi del Sud del mondo. Per questo allora è necessaria una mentalità della guerra, del nemico. Potremmo dire un cultura di guerra, dove cambiando magari il nome in ‘operazione di pace’ la guerra viene piano piano accettata anche nella mentalità della gente. Il resto viene da sé. Per questo sono importanti le parole del Papa a Natale e anche l’invito a ‘educare i giovani alla giustizia e alla pace’.

 

Trovi che queste parole del papa ed in particolare l’immagine dei mantelli intrisi di sangue sia efficace per descrivere la visione dalla parte di chi è l’oggetto del bastone dell’aguzzino, le vittime delle guerre?

 

Io cerco sempre di parlare delle persone, delle vittime. Anche dopo i numerosi viaggi in Iraq, e a settembre in Afghanistan. Se non partiamo dalle persone che muoiono, che gridano di dolore, che perdono sangue, se non ridiamo alla guerra il suo vero volto, rischiamo di vedere la guerra come un video gioco, dove non c’è dolore, sangue, e dove non ci sono le persone, ma solo degli obiettivi, colpiti i quali si può dire ‘missione compiuta’. Penso alla cronaca di questi giorni, alla tragedia della nave Concordia: giustamente si parla di morti, di dispersi, di feriti, di storie di persone. Quando si parla invece della tragedia della guerra le persone morte non fai mai notizia. E gli eroi sono quelli che… colpiscono e distruggono. Che brutta cosa…

 

Infine come gli stivali rimbombanti dei soldati risuonano alle nostre orecchie, quali sono i passi, e quali eco produce?

 

Oggi il rischio reale è che non si avvertono più rumori di guerra, di stivali, ecc. Come dicevo prima. E che anche le operazioni più cruente vengano presentate come operazioni di pace, missioni. Pensiamo ai bombardamenti recenti sulla Libia. Pensiamo all’Afghanistan dove per la presenza dei soldati a far la guerra l’Italia spende circa 2 miliardi al giorno. Pensiamo a cosa è stata la guerra in Iraq, alle armi all’Uranio, al fosforo bianco. Lo stesso si può dire per la Palestina ecc. ecc.

 

Ti ringraziamo don Renato anche a nome dei nostri lettori e ti preghiamo di tenerci informati sul futuro della commessa e della campagna. A questo proposito indicaci dove potremmo trovare approfondimenti utili per informarci da soli su questo tema cosi attuale ed importante.

 

C’è il nostro sito di Pax Christi, la rivista Mosaico di Pace e poi il sito www.disarmo.org dove si possono leggere anche le ultime iniziative che stiamo mettendo a punto proprio in questi giorni e che è importante rilanciare, visto che probabilmente l’8 febbraio il ministro avrà un incontro importante per decidere sugli F35. Non lasciamoli decidere… da soli!

 

Martino Ruppi